L’evoluzione della sponsorizzazione e della comunicazione integrata che si lega ad essa, mette sempre più in evidenza la necessità di comunicare valori comuni tra sponsor e realtà sportiva sponsorizzata.
Gli inglesi la chiamano “purpose” ed è la coerenza tra valori ed azioni intraprese.
Mbappè ne è molto consapevole ed infatti, recentemente, ha rifiutato di associare la sua immagine alla KFC e sponsor della federazione francese di calcio. Il motivo è che non è un marchio legato alla sana alimentazione e che non ha quindi in comune con il campione gli stessi valori. Vi ricordate la polemica di Ronaldo sul bere acqua e non Coca Cola agli ultimi europei?
Si è valutata la sponsorizzazione solo sulla visibilità e si sono omessi i valori, il risultato in ambo i casi è un boomerang mediatico difficilmente gestibile.
Redbull, in questo senso, è molto attenta. Rappresenta solo quello che ha al suo interno come valori. L’immagine è chiara ed evidente a tutti e le pubblicità rafforzano quanto fatto con le sponsorizzazioni.
Da casi macroscopici possiamo dedurre cose importanti per tutte le realtà sportive: associamoci a realtà che condividano i nostri valori, saranno quelle che meno ci daranno problemi e meno possibilità avremo che ci abbandonino.
Interessante spunto discusso di recente con un collega. La ricerca psicologica sugli human values applicata alla comunicazione trova ancora troppo poco spazio nelle pratiche operative delle società. Urge un attenta riflessione, oltre alla solita Mission vision e values il più delle volte sterile e poco vissuta dentro e fuori
grazie mille per il tuo commento.