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Prendo spunto da questo articolo scritto da Katia Arrighi relativamente al safeguarding, ma che dice una frase che sento dire spesso su molte cose.

L’affermazione è questa: “in fondo siamo solo un’associazione sportiva,

Affermazione mortifera pari a quella di chi dice: “abbiamo sempre fatto così” e cerca in tal modo di non modificare quanto è necessario cambiare all’interno della realtà lavorativa (sia un’azienda o altro tipo di realtà, perfino nel mondo dello sport).

Ogni cambiamento viene percepito come qualcosa di negativo, di destabilizzante e da evitare come la peste senza però considerare quanto stia cambiando il mondo attorno alle realtà sportive e di quale sia la responsabilità sociale che il mondo dello sport nel suo complesso si deve accollare, che gli piaccia o meno.

Viene ormai chiesto allo sport di essere, insieme alla famiglia e alla scuola, elemento educativo delle nuove generazione. Ha i valori necessari per farlo, ha le attività ottimali per metterle in pratica, ma non ha dirigenti che abbiano voglia di impegnarsi in questo. Gestire lo sport non è mai stato uno scherzo e un gioco, non è mai stato un modo per riempire la giornata, ma men che meno ora è una attività per gli improvvisati.

Per questo è importante la formazione dei dirigenti presenti, perchè gli adempimenti diventano sempre più complessi e le conseguenze sempre più rilevanti. Per questo esistono professionisti che possono arrivare a supporto di chi, per vari motivi non è in grado di fare da solo (posto che diventare indipendenti deve essere un obiettivo a lungo termine).