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Chi segue questo blog da tempo, sa quanto la sostenibilità sia un tema che mi sta a cuore.

Oggi, partendo da questo interessante articolo, possiamo capire che la sostenibilità non si può improvvisare o fare solo a metà. Per chi non avesse voglia di leggerselo, l’articolo ci dice che la FIS viene accusata da oltre 500 atleti suoi tesserati e da una società , Mission Zero, che lavoro nell’analisi delle azioni sostenibili, di non fare davvero sostenibilità come afferma. L’accusa arriva a ipotizzare che la FIS faccia greenwashing.

Molto spesso le grandi organizzazioni per compensare l’inquinamento prodotto fanno piantumazioni, la FIS ha scelto di proteggere ed evitare il disboscamento di un pezzo di Amazonia, ma le analisi si fanno sui numeri e i conti non tornano. Sembra che i dati forniti dalla FIS non siano completi e totalmente chiari sulla superficie salvata e che il calcolo dell’inquinamento abbia omesso parte delle competizioni, segnalando solo quelle principali. In questo modo la FIS sta affermando di essere “climate positive” cioè di non inquinare ma al contrario dare ossigeno alla Terra.

Non entro nella questione specifica e nel dettaglio, mi soffermo solo su un fatto: una comunicazione incompleta ha permesso alle contestazioni di far fare una brutta figura alla FIS. Quindi quando facciamo sostenibilità cerchiamo di essere chiari e sinceri, eventuali scappatoie possono essere scoperte e ritorcersi contro di noi.

Altro aspetto è quello di porsi obiettivi raggiungibili, non pensiamo di dover diventare per forza “climate positive”, con semplicità affermiamo che è un nostro obiettivo in futuro ma che sarà uno sforzo che faremo nel tempo. In tal modo si possono evitare le contestazioni e ottenere risultati positivi. Anche perchè se queste contestazioni poi aumentano e arrivano, come nel caso preso in esame, ai giornali come la prenderanno gli sponsor?