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La programmazione è l’unica modalità che nel prossimo futuro, ma in realtà già nel presente, porterà frutti positivi sul campo e anche nella dirigenza dello sport.

Non è un’opinione, ma un dato di fatto. In Italia, progetti come Atalanta e Milan, ci stanno dimostrando come si possa arrivare al top a livello agonistico spendendo il giusto. All’estero progetti come Borussia Dortmund e Bayern Monaco, sanno vincere e fare cassa nei migliori modi possibili. La via è tracciata.

Modelli da “spese pazze” come Il Barça dei tempi d’oro, il Real o le società di proprietà emiratine come Manchester City o PSG, non hanno molto da dare come esempi positivi e vincenti al settore sportivo. I bilanci tra vittorie e soldi spesi spesso portano a passivi pesantissimi, gli sforzi fatti economicamente sono di troppo superiori per essere giustificati dalle esigue vittorie. Questo modello di spesa dissennato è vicinissimo al capolinea.

Il futuro dello sport management è nella programmazione, da 3 a 5 anni in avanti. Vale per la parte sportiva, ma anche per la parte marketing e comunicazione. La coerenza tra il progetto sportivo e la comunicazione è fondamentale. Il messaggio ai tifosi e ai partner economici deve essere chiaro e sincero, senza voli pindarici, prudente.

Il Milan di quest’anno è esattamente questo. Un progetto partito anni fa, con lo sguardo volto in avanti, senza grandi spese, con nomi importanti che “richiamano attenzione” e che aiutano il botteghino. La comunicazione è stata coerente, orgogliosa dei valori che porta il Milan, ma mai fuori dal seminato. Questa è professionalità.