Con l’avvento del nuovo articolo 33 della Costituzione il movimento degli Esport si è trovato davanti a un grosso problema.
L’articolo infatti afferma che: “La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme .” di fatti escludendolo per le ragioni che abbiamo più volte segnalato in questo blog.
Si necessitava un cambio di strategia, dato che la proposta CIO sugli Esport non scalda il mondo digitale probabilmente perchè non genera profitti enormi come il resto del mondo Esport. Ecco allora puntare al mondo dei disabili.
La narrazione, ripetuta di recente, vede disabili battere normodotati in vari discipline online. Si punta sulla pari opportunità data da queste attività a categorie che altrimenti non potrebbero competere tra loro.
Dal punto di vista valoriale, forse, il mondo degli Esport ha trovato su cosa puntare. Ma l’uso che ne sta facendo, per legittimarsi nel mondo sportivo, credo sia scorretto. Il classico lupo vestito da agnello.
Trovo sorprendente che un mondo come quello degli Esport, insista per entrare in una categoria che non le appartiene, spendendo tempo ed energie che potrebbe usare per affermarsi come categoria a se stante, con valori propri e sviluppo autonomo, anzichè insistere per essere compreso negli sport tradizionali.
Il fatto che disabili siano particolarmente bravi negli Esport, non rendono quella disciplina meno dannosa a livello di salute psicofisica. Gli Esport vengono legittimati come se fossero l’oppio delle persone sfortunate, ma è qualcosa di eticamente corretto?
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